Giovedì 4 dicembre 2008 alle ore 17.00, presso i locali della Sala Consiliare del Comune di Acquedolci, si terrà la presentazione del libro
"L'ISOLA SENZA PONTE" di Matteo Collura
Al centro del Mediterraneo. Nel cuore della storia e della cultura dell’Europa occidentale. Eppure inaccessibile e incomprensibile, talvolta, da chi osserva dall’esterno.
La Sicilia è un punto geografico nell’atlante ma, soprattutto, un luogo simbolico. Un’isola a sé stante. Un’isola più isola delle altre. Abbastanza vicina alla terraferma eppure così distante, lontana. Un luogo assoluto, dove gli opposti si attraggono e si respingono in continuazione.
Un’isola senza ponte. Come la definisce nel suo ultimo libro l’agrigentino Matteo Collura, scrittore e giornalista del Corriere della Sera . Quel ponte che con ostinazione il vecchio governo avrebbe voluto costruire, sfidando le leggi della natura e della storia. E che altrettanto ostinatamente il nuovo governo ha cancellato, ritenendolo inutilmente vanaglorioso e costoso.
Collura riflette sulla ’solitudine’ della Sicilia, quella attuale e quella letteraria. Richiama alla memoria grandi autori, da Pirandello a Sciascia, da Verga a Gesualdo Bufalino a Giuseppe Tomasi di Lampedusa. E disegna una storia costellata di fughe precipitose e di commoventi ritorni.
«Il titolo del mio libro - dice lo scrittore siciliano - ha un aggancio all’attualità politica ma in realtà è fortemente simbolico. Pur essendo sempre stata al centro della storia e della cultura, la Sicilia ha continuato a essere un’isola non abbastanza isola come diceva Giuseppe Antonio Borgese, ma in ogni caso molto più isola delle altre. Più della Sardegna, più della Corsica».
«Il legame che tiene stretti i siciliani alla loro terra non si scinde mai - continua Collura - un po’ come accade per gli irlandesi. Si tratta di una condizione di insularità particolare, un fatto che appartiene alla mitologia, qualcosa di ancestrale».
Il libro, come detto, è un viaggio dentro la grande letteratura isolana, ma si avventura anche nella vita degli uomini ’senza storia’. «Ho voluto raccontare cosa accadde a un mio zio, Francesco Collura, sergente di Salò a Palmanova. Fu torturato e ucciso dai partigiani italiani e sloveni, il suo corpo non tornò mai a casa. Parallelamente, ho narrato la vicenda di un coetaneo di mio zio, Salvatore Cacciatore, ‘Ciro’. Aveva scelto di fare il partigiano ed era stato impiccato dai nazisti a Belluno. Due storie parallele, due siciliani che muoiono lontani da casa, uno da un lato della barricata, uno dall’altro. È vero che la Sicilia non ebbe la lotta partigiana, perché gli americani spazzarono via i nazisti dopo il loro sbarco. Ma è anche vero che molti siciliani hanno pagato ugualmente il loro tributo di sangue alla Guerra di Liberazione del Paese».
«Ho scritto questo libro anche per mostrare un’altra Sicilia che non sia quella simpatica e folkloristica dei gialli di Camilleri - insiste Collura non senza qualche accento polemico - Non ho nulla contro la letteratura di intrattenimento, ma c’è altro da indagare, una cultura alta, grandiosa».
La cultura degli uomini d’altri tempi, qual era ad esempio il principe di Lampedusa. «Come tanti altri, ho sbagliato a giudicare il Gattopardo. Non si trattava di un romanzo passatista, volto all’indietro. È invece probabilmente il libro più importante della letteratura italiana dopo i Promessi Sposi. La rivalutazione di Lampedusa, da parte mia, è convinta e definitiva. Nel Gattopardo c’è l’Italia del 1860, quella del 1956 quando il libro fu scritto e persino l’Italia di oggi».